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Storia istituzionale

Fino al 1797

La località è attestata dal 1401, quando Nicolò Sommariva incaricò l’erede universale cardinale Angelo, suo fratello, di costruire nel proprio castello di Villanova nel Lodigiano una chiesa dedicata ai Santi Angelo e Nicolò, con un’abitazione che potesse accogliervi dieci monaci con dotazione conveniente. La prima attestazione di organismi comunali è però del 1497, quando il console, i deputati e gli “homines” della “villa” chiesero al priore del convento di Olivetani di conceere loro la chiesa affinché potessero confessarsi e comunicarsi.

In età spagnola, quando il Contado lodigiano fu suddiviso nei Vescovati Superiore, di Mezzo, Inferiore di strada Cremonese e Inferiore di Strada Piacentina, il comune apparteneva al Vescovato di mezzo e comprendeva Villanova, Ognissanti, Ca’ dell’Acqua Triulza, con Ca’ dell’Acqua de’ Frati, e Colombara Fratta (tassa dei cavalli).

Nel compartimento territoriale del 1751 il territorio di Villanuova comprendeva i “cassinaggi” di Cà de Gerri, Mascarina, Cassina Santa Maria, Cassinetta, Molino. Ancora parte del Vescovato di Mezzo nel 1753 Villa Nova aggregava la frazione di San Tommaso.

Nella seconda metà del Settecento, la suddivisione in Città e Contado venne meno in seguito all’applicazione della riforma teresiana: i Vescovati vennero suddivisi in 24 Delegazioni, ognuna delle quali composta da un numero variabile di comunità: in seguito a tale riassetto, dunque, Villa Nova con San Tommaso risulta compreso nella XI delegazione (editto 10 giugno 1757).

Alla riorganizzazione del territorio non se ne affiancò una istituzionale; in linea di massima (con poche eccezioni), l’organizzazione politico – istituzionale delle singole comunità restò invariata. Quindi mantennero le tradizionali funzioni (naturalmente dove presenti) i convocati generali degli estimati, i deputati e i sindaci.

La riforma stabilita nel 1757 restò in vigore sino al 1786, anno durante il quale il governo austriaco decretò una nuova riorganizzazione dello Stato che prevedeva la suddivisione del territorio in otto province (Milano, Mantova, Pavia, Cremona, Lodi, Como, Bozzolo e Gallarate). In forza dell’editto del 26 settembre 1786, il comune di Villanova con la frazione San Tommaso faceva parte della provincia di Lodi e, in particolare, della XI Delegazione, Vescovato di mezzo.

Vicende amministrative degli inizi del XIX secolo

Secondo la legge del 1° maggio 1798 di organizzazione del dipartimento dell’Adda, il comune di Villa Nuova con San Tommaso faceva parte del distretto di Borghetto. L’assetto politico – amministrativo stabilito con tale la legge, però, venne superato poco dopo. Infatti, il 26 settembre 1798 venne emanata la legge di organizzazione di diversi dipartimenti della Repubblica, tra i quali quelli relativi ai comuni del Lodigiano: il dipartimento dell’Alto Po e quello dell’Olona. Villanova venne incluso nel distretto V del dipartimento dell’Alto Po.

Dopo i rovesci del 1799 e l’effimera restaurazione austriaca, il 13 maggio 1801 venne ripristinato il dipartimento dell’Alto Po, suddiviso in soli quattro distretti (Cremona, Lodi, Crema e Casalmaggiore). Il comune divenne parte del III distretto, con capoluogo Lodi.

Secondo la compartimentazione relativa all’organizzazione del territorio del Regno d’Italia in dipartimenti, distretti, cantoni e comuni (1805), il comune era compreso nel distretto III, Cantone III di Sant’Angelo. Era inoltre un comune di III classe e contava 939 abitanti.

Nel 1809 venne introdotta una nuova organizzazione territoriale che prevedeva l’aggregazione di più comuni in un unico comune denominativo. Villanova, facente parte del distretto III di Lodi, cantone III di Sant’Angelo, fu scelto come comune denominativo: non gli vennero aggregati altri comuni.

In epoca austriaca

Con l'attivazione dei comuni in base alla compartimentazione territoriale del regno lombardo-veneto, il comune con la frazione San Tommaso, inserito nella provincia di Lodi e Crema, apparteneva al distretto III di Sant’Angelo. La compartimentazione del 1844 lasciò in buona parte inalterata l’organizzazione della provincia in nove distretti. Nel 1844 il comune apparteneva al distretto di Sant’Angelo.

In seguito alla notificazione del 23 giugno 1853 i distretti della provincia di Lodi e Crema, per composti dallo stesso numero di comuni, passarono da nove a sette. Villa Nuova era sempre parte del distretto di Sant’Angelo.

Dopo l'unità d'Italia

In seguito all’unione temporanea delle province lombarde al regno di Sardegna, in base al compartimento territoriale stabilito con la legge 23 ottobre 1859, il comune di Villanova del Sillaro con 1.057 abitanti, retto da un consiglio di quindici membri e da una giunta di due membri, fu incluso nel mandamento V di Sant’Angelo, circondario II di Lodi, provincia di Milano.

Alla costituzione nel 1861 del Regno d’Italia, il comune aveva una popolazione residente di 1.123 abitanti (Censimento 1861). Sino al 1863 il comune mantenne la denominazione di Villanuova e successivamente a tale data il comune assunse la denominazione di Villanova del Sillaro. In base alla legge sull’ordinamento comunale del 1865 il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Nel 1867 il comune risultava incluso nel mandamento di Sant’Angelo Lodigiano, circondario di Lodi e provincia di Milano.

Nel 1878 al comune di Villanova del Sillaro vennero aggregati i soppressi comuni di Bargano e Mongiardino Sillaro (R.D. 6 giugno 1878, n. 4408). 

Nel 1924 il comune risultava incluso nel circondario di Lodi della provincia di Milano. In seguito alla riforma dell’ordinamento comunale disposta nel 1926 il comune veniva amministrato da un podestà. 

In seguito alla riforma dell’ordinamento comunale disposta nel 1946 il comune di Villanova del Sillaro veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio.

La località fino al tutto il settecento

La località di Bargano è attestata almeno dal 970, allorché nel suo territorio sono documentate proprietà fondiarie della canonica milanese di San Giorgio in Palazzo. Nel 1189 i diritti di decima che vi esercitava l’episcopio erano infeudati ai signori di Salerano.

In età spagnola, quando il Contado lodigiano fu suddiviso nei Vescovati Superiore, di Mezzo, Inferiore di strada Cremonese e Inferiore di Strada Piacentina, il comune aggregava San Leone e apparteneva al Vescovato di mezzo (Tassa sui cavalli), al quale risulta ascritto anche nella documentazione a carattere fiscale ed amministrativo dell’epoca successiva.

Secondo il Compartimento territoriale del 1751, a Bargano facevano capo i “cassinaggi” di Biaghera, Galeotta, San Leone di sopra e di sotto.

Dall’inchiesta disposta nello stesso torno di anni dalla regia Giunta per il Censimento risulta che Bargano, che contava circa 440 anime, non aveva frazioni ed era infeudata ai Ro. I feudatari erano rappresentati da un giusdicente – Giuseppe Francesco Sagramondi, residente a Milano – al quale la comunità corrispondeva otto soldi per ogni testa collettabile, oltre a dodici lire per la partecipazione ai pubblici riparti e otto lire per l’amministrazione della giustizia relativa alle strade comuni. Il comune era privo di organi consigliari; l’amministrazione del borgo era affidata ai maggiori estimi e a un deputato, eletto con asta pubblica al tempo della taglia. L’apparato amministrativo della comunità contava inoltre un console, che prestava giuramento al banco criminale del feudo di Borghetto e al podestà di Lodi, e un cancelliere, responsabile delle pubbliche scritture e remunerato con trenta lire per l’anno in corso. L’esattore era eletto con asta pubblica.

Ancora compreso nel vescovato di Mezzo, nel 1753 Bargano aggregava San Leone e una porzione di Galeotta.

Nella seconda metà del Settecento, la suddivisione in Città e Contado venne meno in seguito all’applicazione della riforma teresiana: i Vescovati vennero suddivisi in 24 Delegazioni, ognuna delle quali composta da un numero variabile di comunità: in seguito a tale riassetto, dunque, Bargano con San Leone e una porzione di Galeotta risultano compresi nella XI delegazione (editto 10 giugno 1757).
Alla riorganizzazione del territorio non se ne affiancò una istituzionale; in linea di massima (con poche eccezioni), l’organizzazione politico – istituzionale delle singole comunità restò invariata. Quindi mantennero le tradizionali funzioni (naturalmente dove presenti) i convocati generali degli estimati, i deputati e i sindaci.

L’assetto di Bargano rimase inalterato nella riforma del 1786, quando il governo austriaco decretò una nuova riorganizzazione dello Stato in seguito alla quale il territorio fu suddiviso in otto province (Milano, Mantova, Pavia, Cremona, Lodi, Como, Bozzolo e Gallarate): ancora compreso nell’XI delegazione del Vescovato di Mezzo,il comune di Bargano con le frazioni di San Leone e porzione di Galeotta faceva parte della provincia di Lodi.

Tra il 1798 ed il 1815

Secondo la legge dell' 1 maggio 1798 di organizzazione del dipartimento dell’Adda, il comune di Bargano con le frazioni San Leone e porzione di Galeotta faceva parte del distretto di Borghetto. L’assetto politico – amministrativo stabilito con tale la legge, però, venne superato poco dopo.
Il 26 settembre 1798 venne emanata la legge di organizzazione di diversi dipartimenti della Repubblica, tra i quali quelli relativi ai comuni del Lodigiano: il dipartimento dell’Alto Po e quello dell’Olona. Il comune venne incluso nel distretto di Borghetto del dipartimento dell’Alto Po.
Dopo i rovesci del 1799 e l’effimera restaurazione austriaca, il 13 maggio 1801 venne ripristinato il dipartimento dell’Alto Po, suddiviso in soli quattro distretti (Cremona, Lodi, Crema e Casalmaggiore). Bargano divenne parte del III distretto, con capoluogo Lodi.

Secondo la compartimentazione relativa all’organizzazione del territorio del Regno d’Italia in dipartimenti, distretti, cantoni e comuni (decreto 8 giugno 1805 a), il comune era compreso nel distretto III di Lodi, Cantone III di Sant’Angelo. Era inoltre un comune di III classe e contava 529 abitanti.

Nel 1809 venne introdotta una nuova organizzazione territoriale che prevedeva l’aggregazione di più comuni in un unico comune denominativo. Il comune risulta così aggregato a quello di Fissiraga.

Bargano nel XIX secolo

Con l'attivazione dei comuni in base alla compartimentazione territoriale del regno lombardo-veneto, il comune di Bargano con le frazioni di San Leone e porzione di Galeotta, inserito nella provincia di Lodi e Crema, apparteneva al distretto di Borghetto).

La compartimentazione del 1844 lasciò in buona parte inalterata l’organizzazione della provincia in nove distretti. Nel 1844 Bargano apparteneva al distretto di Sant’Angelo.

In seguito alla notificazione del 23 giugno 1853 i distretti della provincia di Lodi e Crema, per composti dallo stesso numero di comuni, passarono da nove a sette. Il comune era sempre parte del distretto di Sant’Angelo.

In seguito all’unione temporanea delle province lombarde al regno di Sardegna, in base al compartimento territoriale stabilito con la legge 23 ottobre 1859, il comune di Bargano con 590 abitanti, retto da un consiglio di quindici membri e da una giunta di due membri, fu incluso nel mandamento V di Sant’Angelo, circondario II di Lodi, provincia di Milano. Alla costituzione nel 1861 del Regno d’Italia, il comune aveva una popolazione residente di 626 abitanti.

In base alla legge sull’ordinamento comunale del 1865 il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Nel 1867 il comune risultava incluso nel mandamento di Sant’Angelo Lodigiano, circondario di Lodi e provincia di Milano.  Nel 1878 il comune di Bargano venne aggregato al comune di Villanova del Sillaro (R.D. 6 giugno 1878, n. 4408).

Fino al 1797

In età spagnola, quando il Contado lodigiano fu suddiviso nei Vescovati Superiore, di Mezzo, Inferiore di strada Cremonese e Inferiore di Strada Piacentina, il comune con la frazione di Agugera appartenevano al Vescovato di mezzo (Tassa dei cavalli).

Al momento dell’inchiesta promossa dalla Real Giunta per il Censimento Mongiardino, che contava circa 45 anime, era comunità autonoma, e non aveva aggregati altri comuni.Dipendeva dalla giurisdizione del podestà di Lodi, al quale il console e il deputato prestavano giuramento.

Il comune non aveva organi rappresentativi; unico officiale era il deputato, eletto annualmente tra i maggiori estimi e con questi responsabile dell’amministrazione della comunità.

Un cancelliere – nel 1750 residente in Lodi – custodiva la documentazione pubblica, ricevendo dalla comunità un salario annuale di sei lire. La riscossione delle due taglie annuali era affidata a un esattore, confermato oralmente “di tempo in tempo”, senza alcun contratto scritto.

Ancora compreso nel vescovato di Mezzo, nel 1753 Mongiardino comprendeva le frazioni di Agugera e Monticelli Sillero.

Nella seconda metà del Settecento, la suddivisione in Città e Contado venne meno in seguito all’applicazione della riforma teresiana: i Vescovati vennero suddivisi in 24 Delegazioni, ognuna delle quali composta da un numero variabile di comunità: in seguito a tale riassetto, dunque, Mongiardino con le frazioni di Aguggera e Monticelli Silero risulta compreso nella XI delegazione del Vescovato di Mezzo.

Alla riorganizzazione del territorio non se ne affiancò una istituzionale; in linea di massima (con poche eccezioni), l’organizzazione politico – istituzionale delle singole comunità restò invariata. Quindi mantennero le tradizionali funzioni (naturalmente dove presenti) i convocati generali degli estimati, i deputati e i sindaci.

La riforma stabilita nel 1757 restò in vigore sino al 1786, anno durante il quale il governo austriaco decretò una nuova riorganizzazione dello Stato che prevedeva la suddivisione del territorio in otto province (Milano, Mantova, Pavia, Cremona, Lodi, Como, Bozzolo e Gallarate): mantenendo l’assetto del 1757, in forza dell’editto del 26 settembre 1786, il comune di Mongiardino con le frazioni di Agugera e Monticelli Sillero fu compreso nella provincia di Lodi.

Dal 1797 al 1809

Secondo la legge del 1° maggio 1798 di organizzazione del dipartimento dell’Adda, il comune di Mongiardino con le frazioni di Agugera e Monticelli Silero faceva parte del distretto di Lodi Vecchio. L’assetto politico – amministrativo stabilito con tale la legge, però, venne superato poco dopo.
Il 26 settembre 1798 venne emanata la legge di organizzazione di diversi dipartimenti della Repubblica, tra i quali quelli relativi ai comuni del Lodigiano: il dipartimento dell’Alto Po e quello dell’Olona. Il comune venne incluso nel distretto V del dipartimento dell’Alto Po.

Dopo i rovesci del 1799 e l’effimera restaurazione austriaca, il 13 maggio 1801 venne ripristinato il dipartimento dell’Alto Po, suddiviso in soli quattro distretti (Cremona, Lodi, Crema e Casalmaggiore). Mongiardino divenne parte del III distretto, con capoluogo Lodi.

Secondo la compartimentazione relativa all’organizzazione del territorio del Regno d’Italia in dipartimenti, distretti, cantoni e comuni (decreto 8 giugno 1805 a), il comune era compreso nel distretto III di Lodi, Cantone III di Sant’Angelo. Era inoltre un comune di III classe e contava 312 abitanti.

Nel 1809 venne introdotta una nuova organizzazione territoriale che prevedeva l’aggregazione di più comuni in un unico comune denominativo. Mongiardino risulta così aggregato a Fissiraga.

Nel XIX secolo, fino alla soppressione

Con l'attivazione dei comuni in base alla compartimentazione territoriale del regno lombardo-veneto, il comune di Mongiardino con le frazioni di Agugera e Monticelli Sillero, inserito nella provincia di Lodi e Crema, apparteneva al distretto III di Sant’Angelo (notificazione 12 febbraio 1816).

La compartimentazione del 1844 lasciò in buona parte inalterata l’organizzazione della provincia in nove distretti. Nel 1844 il comune apparteneva al distretto di Sant’Angelo.

In seguito alla notificazione del 23 giugno 1853 i distretti della provincia di Lodi e Crema, per composti dallo stesso numero di comuni, passarono da nove a sette. Mongiardino era sempre parte del distretto di Sant’Angelo.

In seguito all’unione temporanea delle province lombarde al regno di Sardegna, in base al compartimento territoriale stabilito con la legge 23 ottobre 1859, il comune di Mongiardino Sillaro con 333 abitanti, retto da un consiglio di quindici membri e da una giunta di due membri, fu incluso nel mandamento V di Sant’Angelo, circondario II di Lodi, provincia di Milano.

Alla costituzione ne 1861 del Regno d’Italia, il comune aveva una popolazione residente di 358 abitanti (Censimento 1861). Sino al 1863 il comune mantenne la denominazione di Mongiardino e successivamente a tale data il comune assunse la denominazione di Mongiardino Sillaro
(R.D. 11 gennaio 1863, n. 1126).

In base alla legge sull’ordinamento comunale del 1865 il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio.

Nel 1867 il comune risultava incluso nel mandamento di Sant’Angelo Lodigiano, circondario di Lodi e provincia di Milano (Circoscrizione amministrativa 1867). Popolazione residente nel comune: abitanti 372 (Censimento 1871). Nel 1878 il comune di Mongiardino Sillaro venne aggregato al comune di Villanova del Sillaro (R.D. 6 giugno 1878, n. 4408).

Monticelli è probabilmente identificabile con la località che nel 997 Ottone III confermò al proprio “fidelis” Rogerio.

Nel comparto territoriale del 1751, il territorio del comune risulta comprendere i “cassinaggi” di Mezzano, Guastimone, Val Mollo, Case Nove.

Secondo l’inchiesta disposta dalla Regia Giunta per il Censimento, alla metà del sec. XVIII Monticello, che contava 186 anime, era comunità autonoma, e non aveva aggregati altri comuni. Dipendeva dalla giurisdizione del podestà di Lodi, al quale il console prestava giuramento. Il comune non aveva organi rappresentativi, ma solo un deputato, eletto annualmente dai maggiori estimi e responsabile dell’amministrazione della comunità, col concorso dei maggiori estimi. Un cancelliere custodiva le carte della comunità, che lo remunerava secondo le prestazioni annue. La riscossione delle due taglie annuali era affidata a un esattore.

Almeno dal 1753 risulta aggregata a Mongiardino.

In età spagnola, quando il Contado lodigiano fu suddiviso nei Vescovati Superiore, di Mezzo, Inferiore di strada Cremonese e Inferiore di Strada Piacentina, la comunità apparteneva al Vescovato di mezzo (Tassa dei cavalli).

Nel Compartimento territoriale del 1751 il territorio di S. Tommaso risulta comprendere Cassina del Postino e Cassina della Motta. Nello stesso torno di anni, l’inchiesta disposta dalla Regia Giunta per il Censimento accertò che la comunità contava circa 250 anime, era autonoma, e non aveva aggregati altri comuni.

Dipendeva dalla giurisdizione del podestà di Lodi, al quale il console prestava giuramento.
La comunità non aveva consiglio; un deputato, eletto annualmente dai maggiori estimi, curava l’amministrazione della comunità, con la partecipazione e l’assistenza dei maggiori proprietari. L’organico amministrativo contava inoltre un cancelliere – nel 1751 residente a Lodi- che riceveva un onorario annuale di venticinque ire, “compreso libri e carta”; le scritture pubbliche erano però custodite dal maggior estimo. Un esattore, eletto con asta pubblica, curava la riscossione delle imposte, secondo quanto stabilito dai due riparti annuali.

Almeno dal 1753 risulta aggregato a Villa Nova.

Bibliografia

Testi estratti da  LombardiaBeniCulturali, schede dei profili istituzionali di Villanova del Sillaro, Bargano, Mongiardino, Monticelli SIllaro e San Tommaso.

 Ultimo aggiornamento: 06/04/2019


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